Anche nelle strade di Firenze e della Toscana scorre un po’ di sangue irlandese: ecco la storia di San Frediano, vescovo nato nella terra del trifoglio e morto nella toscanissima Lucca.
A Firenze gli hanno dedicato una strada, una chiesa e un intero rione nell’Oltrarno. Non tutti sanno però che Frediano di Lucca (500 circa – 588) era in realtà un monaco originario della rigogliosissima Irlanda. Figlio del re dell’Ulster, una delle quattro province dell’isola verde, crebbe nei monasteri irlandesi e, una volta ordinato presbitero, si recò in pellegrinaggio a Roma. Sulla via del ritorno scelse la vita eremitica, ritirandosi sul Monte Pisano nel centro-nord della Toscana, per poi essere eletto Vescovo di Lucca tra il 560 e il 566.
Oltre all’alone di santità che sembrava avvolgerlo, San Frediano fu l’artefice della deviazione del fiume Serchio: il vescovo di Lucca dal sangue irlandese decise infatti di aprire una bocca a Migliarino, in modo da arginare le frequenti piene che inondavano quel punto della Toscana, liberando così i cittadini dalla minaccia del fiume (da cui il famoso detto popolare “costa più del Serchio ai Lucchesi!” per indicare qualcosa di particolarmente dispendioso).
Secondo la leggenda il Santo si sarebbe recato nel punto del fiume dove la confluenza delle acque risultava essere maggiore. Proprio lì, aiutandosi con un rastrello, tracciò un solco che indicava il nuovo percorso: subito il fiume vi si riversò, seguendo quasi miracolosamente il tracciato indicato dal vescovo.
È a lui che si deve quindi la separazione del Serchio dal fiume Arno, così come la deviazione e l’interramento di alcuni fiumiciattoli che scendevano dai colli a sud di Firenze. Tra questi vi era il rio Corbulo, che ha dato il nome alla zona di Firenze sopra cui scorreva, ovvero Ricorboli.
È facile pensare che fra il carattere dei toscani e quello del monaco irlandese ci sia stata un’affinità elettiva… che fra il carattere dei fiorentini dell’Oltrarno e la personalità di quest’uomo dalla grande vitalità ci fu una felicissima sintonia… che l’incrocio tra San Frediano e l’Oltrarno fu favorito dalla schiettezza irlandese e dalla franchezza fiorentina… che le grandi e straordinarie capacità dell’uno trovarono la massima disponibilità nella generosa e laboriosa creatività degli altri…
Un incrocio che ha nello spirito ironico e nel senso dell’umorismo il punto più sensibile per le reciproche simpatie. Ci piace pensare che nel cuore di Firenze, nel carattere di tanti abitanti di San Frediano, sia ancora viva l’impronta del santo irlandese.
Le sue spoglie si trovano oggi nella basilica di San Frediano a Lucca, secondo alcune fonti edificata da lui stesso. Quando il 17 marzo festeggeremo San Patrizio, non dimenticare di rinnovare quest’antica sintonia tra la Toscana e la splendida Irlanda!
Lungo la strada del santo “fiorentino” d’Irlanda si incrocia anche la pista della storica band toscana, i Whisky Trail, “irlandesi” a Firenze, con un importantissimo disco dal titolo San Frediano, un Irlandese a Firenze, repertorio fondamentale per la formazione dei ballerini di Clover e testimonianza di un evento che rinnova l’antica sintonia fra Firenze e l’Irlanda.
Per rivivere un po’ della magia del disco, ascolta il brano Flavours tratto da Whisky Trail – San Frediano, un Irlandese a Firenze – Live in Saschall, eseguito da Giulia Lorimer: voce e violino – Vieri Bugli: violino – Stefano Corsi: voce, armonica, harmonium, arpa celtica – Massimo Giuntini: whistles, uilleann pipes, low and tin whistle – Pietro Sabatini: chitarra, bouzouki, bodhran, voce, cittern.